…Se una donna gravida consuma bevande alcoliche, l’alcol e alcuni metaboliti primari come ad esempio l’acetaldeide, giungono direttamente nel sangue del nascituro attraverso la placenta. Il feto non è in grado di catabolizzare né l’alcol, né l’acetaldeide come un adulto proprio perché il suo fegato non è in grado di adempiere a questo compito. Di conseguenza il feto viene esposto molto più a lungo agli effetti nocivi dell’alcol e dei metaboliti, con la sostanza che continua a circolare nell’organismo fetale…

AUTORE

Claudio Diaz

CATEGORIA

FASD, In Evidenza

POSTATO IL

30 Luglio 2022

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AIDEFAD – ETS

Gli effetti teratogeni dell’alcol sono dannosi per lo sviluppo del sistema nervoso centrale particolarmente durante due periodi critici della gestazione:

  • i primi due mesi gestazionali, quando è possibile che la donna non sappia ancora di essere in gravidanza, in quanto periodo estremamente delicato, in cui il cervello si sta sviluppando in maniera estremamente rapida,
  • il terzo trimestre, quando avviene lo scatto di crescita del cervello.

Generalizzando, l’esposizione all’alcol durante la vita fetale può compromettere in maniera importante lo sviluppo dell’apparato cerebrale in tutte le fasi della gestazione in quanto può influire in maniera negativa sia sulla neurogenesi sia sulla differenziazione e sulla sinaptogenesi.

È d’obbligo ricordare che l’alcol è una sostanza che genera delle lesioni cellulari a causa della produzione di un metabolita tossico quale la acetaldeide.

Sia l’acetaldeide che l’etanolo generano un danno vascolare di perfusione placentare che crea uno stato di ipossia cronica, con conseguenze negative sullo sviluppo embrionale e fetale. Ha un effetto teratogeno diretto perché il feto non è in grado di metabolizzare l’etanolo e quindi va a colpire soprattutto il sistema nervoso centrale.

L’ALCOL ATTRAVERSA LA PLACENTA?

La placenta è un organo deciduo, quindi temporaneo, che si forma nell’utero durante la gravidanza.

La placenta è deputata a nutrire, proteggere e sostenere la crescita fetale; inizia a formarsi quando l’ovulo femminile viene fecondato, quindi dopo 4-5 giorni dall’incontro con gli spermatozoi.

È un organo che nasce, matura e muore in nove mesi.

Attraverso i vasi sanguigni della placenta inizia un’importante comunicazione o meglio la prima trasmissione biologica e la relazione di scambio tra mamma e il feto.

La particolarità di questo sistema risiede nel fatto che il sangue materno e quello fetale non si uniscono mai, ma madre e feto entrano in contatto attraverso scambi gassosi. Arriva ossigeno dalla madre e viene fuori anidride carbonica dal feto, giungono sostanze nutritive e vengono fuori
sostanze di scarto, con uno scambio continuo di ormoni e di anticorpi.

La salute della placenta dipende molto dalla salute della gestante, lo stesso ambiente placentare difende da eventuali infezioni, che nel caso della madre transitano verso il feto (es. patologie virali).

Di conseguenza, non solo la placenta, ma anche la madre difende il feto in funzione del suo stile di vita. Se tale ciclo viene alterato, questi delicatissimi equilibri si interrompono. Ad esempio, sostanze come la nicotina o l’alcol attraversano la placenta e possono ostacolare la crescita e la salute del feto.

Se una donna gravida consuma bevande alcoliche, l’alcol e alcuni metaboliti primari come ad esempio l’acetaldeide, giungono direttamente nel sangue del nascituro attraverso la placenta.

Il feto non è in grado di catabolizzare né l’alcol, né l’acetaldeide come un adulto proprio perché il suo fegato non è in grado di adempiere a questo compito. Di conseguenza il feto viene esposto molto più a lungo agli effetti nocivi dell’alcol e dei metaboliti, con la sostanza che continua a circolare nell’organismo fetale.

In media il 10% della popolazione femminile beve in modo rilevante, mentre l’incidenza della FAS è pari ad 1/1000, questo dimostra che non tutte le donne che bevono poi hanno feti con malformazioni e disabilità correlabili con l’alcol e stili di vita inadeguati.

Evidentemente ci sono dei fattori legati alla placenta, che in ogni coppia madre bambino è differente e si comporta differentemente nel filtrare questa molecola, eventualmente metabolizzarla e quindi raggiungere il feto in percentuale differente.

Accanto a questi fattori protettivi placentari esistono sicuramente anche altri fattori individuali legati alla genetica del nascituro.

CHE EFFETTI HA L’USO DI ALCOL IN GRAVIDANZA?

Gli effetti dell’alcol sul feto sono estremamente variabili e vanno dall’assenza di danni fino all’aborto o morte del feto.

In questa ottica, diventa importante comprendere le variabili che possono aumentare o diminuire le probabilità che l’esposizione prenatale all’alcol produca effetti deleteri sullo sviluppo fetale.

Attualmente i fattori noti per essere coinvolti in modo critico nella teratogenicità sono i seguenti:

  • quantità di alcol consumato durante la gravidanza (la possibilità di danneggiare il feto aumenta proporzionalmente all’aumentare del consumo di alcol da parte della madre);
  • tipologia del consumo di alcol (se cronico o occasionale);
  • intensità dell’esposizione;
  • interazione con altre sostanze (tabacco, droghe, ecc.);
  • fattori alimentari e capacità del metabolismo (carenza di zinco, acido folico, ferro, colina, omega3 ecc. peggiorano lo stato di salute).

Esistono dei veri e propri fattori genetici, in particolare quello che può variare da soggetto a soggetto è la capacità di metabolizzare l’alcol attraverso due enzimi: l’alcol deidrogenasi e l’acetaldeide deidrogenasi.

È noto che una maggiore attività dell’alcol deidrogenasi e un maggior metabolismo dell’alcol siano associati ad una ridotta incidenza di teratogenicità .

Inoltre, la capacità di metabolismo dell’alcol varia con l’etnia, l’età, lo stato ormonale, il peso corporeo e le dimensioni del fegato.

Ulteriori fattori da tenere in considerazione sono:

  • le condizioni di vita,
  • il ceto sociale,
  • il livello di istruzione,
  • lo stress materno e fetale,

Il rischio del consumo di alcol in gravidanza è maggiore in quelle popolazioni e/o in quei paesi dove l’alcol ha un valore socioculturale, e quindi è più accessibile e consumato (ad esempio, nella nostra cultura e società italiana l’alcol ha un valore alimentare e di aggregazione, e quindi il suo consumo è diffuso).

[FONTE: Istituto Superiore di Sanità, Prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato dello spettro dei disturbi feto alcolici e della sindrome feto alcolica. A cura di Adele Minutillo, Simona Pichini, Paolo Berretta, 2021, vi, 89 p. Rapporti ISTISAN 21/25]

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